24 Apr 2019

Ecco qui una fantastica depressione!

Si, la festeggio… mi sono successe tante cose meravigliose nella vita, ho i miei genitori, mia nonna, una famiglia che mi ama, ho sempre avuto tutto quello che mi è servito, sono stata la migliore studentessa, credo di essere una buona amica e ho vinto il migliore uomo che ho mai conosciuto. Tuttavia oggi festeggio la profonda depressione che ho avuto e che quasi quasi finisce la mia vita.

Fino a questa età di 29 anni ho avuto due momenti abbastanza brutti che hanno girato la mia vita in una importante e determinante maniera. Ne ho avuto anche dei bellissimi, ma quelli non hanno cambiato la mia forma di vita, l’hanno composta, mi hanno fatta una persona migliore, ma non una persona diversa. Racconterò un bel po’ sul primo di questi episodi, certamente sul secondo, però sopratutto racconterò ciò che ho imparato, perché il fuoco e la passione della mia vita vengono da quello, da ciò che posso imparare. Non soltanto quello che imparo a dire, però. Sopratutto, quello che imparo a fare.

Questa storia è stata scritta originalmente in spagnolo (qui!) e siccome non voglio perdere il mio stile, saluterò prima. Diró anzi tutto che ho deciso di scrivere questa storia in italiano così certe persone italiane a cui voglio bene la possano leggere. Anche certamente quelli interessati in leggere una bella storia e che capiscono soltanto l’italiano. Ma se c’è qualcuno che ha letto già questa introduzione e vuole partire, ecco qui la conclusione più importante: in questa vita non solo si può imparare a scrivere, leggere, cantare o ballare. A qualsiasi età tutti possiamo anche imparare ad essere felici e ad amare.

Magari avete già capito che sono una di quelle persone profonde, che tutto pensano, che a tutto danno importanza, ecc. ma questo non è sempre un vantaggio, nonostante quanto bello sembra essere così. Quella caratteristica può anche rappresentare una gran debolezza. All’età di 18 anni, mi innamorai di Otoniel, un ragazzo molto romantico che riuscì a fare tante cose dolci per me. Era (è ancora ma parlerò in passato) molto bello. A tante ragazze piaceva Otoniel, anche a me, ma sempre pensai che fosse una ilussione falsa immaginare che io gli fossi piaciuta. Tuttavia, senza nessuna spiegazione, così succedette. Lui si innamorò di me. Sono ancora convinta che questo amore giovanile fu bello, pulito e non ci facemmo soffrire. Adesso anche parliamo e siamo buoni amici. Durò circa un anno, questo rapporto fu sempre tranquilo e bello. Nonostante, io sempre ebbi un problema, non mi ero mai piaciuta, non avevo mai accettato la persona che io ero fisicamente e non riuscii mai a capire perché lui potesse innamorarsi di me. Avevo la sensazione di sentire la gente parlando dietro me sulla sua brutta scelta.

Così, nel mezzo di questo rapporto, caddi nella anoressìa. Con 158 cm di statura, pesavo 35 chili. Non sono fiera di quello, particolarmente sapendo che quella fu la ragione per cui decisi di finire il rapporto con Otoniel. Tutto era fuori controllo. Tutto era brutto dentro me e un giono sentii che non potevo sopportarmi più, non potevo sopportare la mia mente, la mia prigione con il cibo, non potevo sopportare nulla. Lui soffrì tantissimo, ma non più nè meno di me. Essendo partito dopo qualche ora, mi pentii di quella decisione e lo chiamai per chiedergli di dimenticare tutto e continuare con me, ma lui non tornò mai. Così, questo primo episodio di cambio l’ho chiamato anoressìa alla pena d’amore. Vidi come la poca anima che mi restava spariva con la partita di Otoniel.

Grazie a tutti i aiuti medici, emozionali, morali e di tutto tipo, dovetti iniziare a dimenticare Otoniel. Lui non sarebbe mai tornato da me. In quel momento stavo anche riprendendo il mio peso, infatti un po’ troppo più. I miei problemi con il cibo diventarono, diciamo, eterni ma non estremi, ma di quello parlerò in un’altra ocassione. Riuscii a recuperare una gran parte del mio controllo mentale e un giorno trovai un cammino completamente diverso che alla fine mi aiutò a dimenticarmi di Otoniel. Iniziai a studiare Statistica (con un po’ di bella e dificile matematica) nella “Universidad Nacional de Colombia”, forse per scappare. Non avevo mai avuto una esperienza seria con la matematica e la scienza, era la prima volta, però finii per studiare quello a caso. Capitò che nella scienza trovai un rifugio che mi catturò completamente. Così tanto, che oggi e spero di sempre continuare ad essere innamorata del mio lavoro e della mia professione come è successo da allora. Ricordate all’inizio quando ho detto che sono stata anche la migliore studentessa?. Sono laureata di quella bella università con tutti i riconoscimenti esistenti. Tuttavia, ciò che mi fa sentire fiera da tutti quelli (eccellenti) voti è che ognuno fu prodotto del mio profondo amore che avevo messo in quello che dovevo fare. Otoniel si innamorò dopo qualche mese ed è ancora con quella ragazza. Merita di essere felice e festeggierò sempre i suoi successi.

Quella passione che riuscii a trovare nel mio lavoro diventò (purtroppo) l’unico gran motore della mia vita. E si, non è abbastanza intelligente avere soltanto un motore, se non funziona, non funziona niente. E quello mi capitò. Seguendo i miei desideri di diventare una professionista più brava, arrivai a luoghi dove trovai dal inizio piccoli brutti esperienze. Non fate attenzione ai dettagli. La cosa importante è che iniziai a trovare dei “sassetti”, ostacoli nel mio cammino, che poco dopo poco, e in una maniera piuttosto latente, si accumularono dentro la mia mente e costruirono una bomba enorme. Iniziai a avere piccole e dopo grandi frustrazioni con il mio lavoro. I rapporti con le persone andavano male, i resultati non erano soddisfacenti, e in mezzo a tutto, sempre sentivo che la colpa era degli altri, che tutti quelli in torno a me erano sbagliati. Posso spiegare quel pensiero. Seguendo i mie sogni, arrivai in un paese dove non potei trovarmi a mio agio.

Tutte queste parole sono magari familiari a voi, perché sebbene le situazioni siano diverse, le sensazioni sono abbastanza simili e comuni para molti di noi. Vissi tre anni della mia vita generando queste piccole e mediane frustrazioni. Non mi ero mai ressa conto che ho portato con me una scatola pesante sulla mia spalla con le mie frustrazioni dentro. Cammanai così tutto questo tempo. Trasmisi tutta questa stancheza mentale che avevo preso dal mio lavoro alla mia vita di famiglia. Non ero mai riuscita a fare niente con voglia durante questo periodo, neanche lavare i piatti, non avevo niente d’energia. Non potevo dormire bene, non potevo alzarmi alla mattina con quella bella energia che avevo prima di andare via dal mio paese. Addirittura!, fu una buona idea iniziare a rendermi colpevole per non avere quella energia. Siccome non portava il peso sufficiente nella mia spalla, era pertinente aggiungere l’autoaccusa per non essere capace di fare tutto quello che potevo fare prima.

Un giorno qualsiasi ebbi una esperienza molto peggiore al mio lavoro, una esperienza che dopo essere caduta dentro la mia scatola, la ruppe, e addirittura ruppe anche a me. La mia mente scoppiò e poi il mio corpo. Capitò come 10 anni fa. La mia anima morì, tutto diventò più butto. La mia famiglia era disperata e lontana da me. A Marco, quel premio d’oro che ho vinto, lo feci soffrire molto. Smesi di andare al lavoro, passavo giorni completi sul divano a casa piangendo senza speranza. Aprivo gli occhi alla mattina e non potevo alzarmi dal letto. Cominciai a sentire limitazioni fisiche di questo tipo.

Giorno dopo giorno, piangendo per le mie frustrazioni, piangendo per non poter recuperare il mio passato, piangendo per non poter essere di nuovo la stessa persona che ero prima, iniziai a disperarmi per il fatto di essere cosi fuori controllo. Cominciai a sentire paura per questa prigione mentale e anche fisica. Pensavo che mi aspettava una vita piena di depressione e non sarei mai riuscita ad uscire di quel intorno che tanto male mi faceva. Parlai allora con una delle mie migliore amiche, Molina (è il suo cognome ma ci piace), dovete conoscerla, è meravigliosa. Era la prima volta in questi 3 anni che parlavo con una amica nel puro momento della crisi di depressione, della disperazione e del pianto. Lei, piuttosto di dirme parole amichevole, mi disse senza reticenza che dovevo andare dal dottore (dal psichiatra, per essere chiara). E no, non l’avevo fatto, io solo pensavo che la mia vita era persa e basta.

Dopo essere aperta con Molina, fui anche più aperta e sincera con me stessa. Da quel giorno cominciò un viaggio pieno di tanti apprendimenti come non l’avevo mai vissuto. Misi insieme tutte le parole che tanto mi aveva ripettuto Marco, i miei genitori, il mio cugino César e Molina: Io avevo un problema mentale. Oltre a che le cose non stettero bene e come io aspettavo, quello non toglieva che io avessi un problema. E il vantaggio d’avere un problema è che ci sono solo due opzioni: la soluzione c’è oppure non c’è. La seconda opzione era il cammino che avevo già preso e sapevo già che in quella maniera non ero felice e che non lo sarei mai. Spendevo il mio tempo pensando alla vita che vivrei con quella carga mentale. Così, per logica binaria, solo mi restava una opzione: Risolvere quel problema.

Cos’è che ho imparato? Ho imparato a dire non più quando diventa necessario, a fermarmi e pensare razionale e non emozionalmente, con la mente e non con il cuore. Ho imparato ad abbassare la guardia con me stessa, ad accettare che stavo commettendo un’errore molto grande che faceva male alla mia mente e corpo e addirittura a quelli che tanto mi amano. Ho imparato a perdonarmi, a non giudicarmi per quello non avevo potuto o voluto fare, a darmi l’opportunità di cambiare quello che avevo già fatto male. Con quelli primi elementi, ho imparato ad essere una migliore persona (morosa, ragazza, amica, ecc.) per Marco, ho imparato a proteggere la nostra casa perché fino a quel momento non l’avevo ancora fatto bene. Ho imparato che gli esseri, particolarmente quelli umani, abbiamo un’energia sia fisica che mentale. Che quella fisica viene da tutto ciò che ci da calorie (avete già immaginato cos’è successa con la storia del cibo?), e che l’energia mentale viene da cose tangibili così come dalle nostre esperienze e dei nostri pensieri. La depressione non è altro che la mancanza di quella energia mentale. E così, non solo ho imparato che la depressione è in realtà una malattia, ma anche che c’è la cura. Sia con cose fisiche (medicina) o mentali (pensieri), l’energia del cervello si può recuperare. Ma con tutto questo (che è già davvero tantissimo!), ho imparato che amare ed essere felice sono decizioni e sono abilità che sempre, a qualsiasi momento nella vita, si possono imparare!

Buona fortuna a tutti!